I libri sono la moltitudine del cuore

27.02.2008 00:00

 

I libri sono la moltitudine del cuore

I libri sono la moltitudine del cuore, la solitudine delle parole che non abbiamo mai detto, l’evidenza del nostro pensiero, il tesoro che abbiamo perduto, la voce che abbiamo fatto tacere, l’udito e la vista che non abbiamo esercitato.

Essi sono il nostro postumo, la testimonianza contro o a favore di noi, che siamo loro autori, i loro custodi, i loro carcerieri, i loro liberatori, siamo capaci di fuggire insieme a loro, perché sappiamo che loro non ci abbandoneranno, neppure quando saremo famosi, neppure quando avremo fame.

La nostra povertà, e la nostra miseria troveranno motivo di dissuaderci dall’abbandono di noi stessi, dal suicidio di ogni nostra ragione di esistenza e di vita, se ameremo un libro, perché lui sarà il nostro respiro, l’alito della nostra prigione contro il vetro triste della finestra invernale piovosa, e nel sole sarà lui, il libro, la luce del giorno, la luna di notte, la stella polare, il gran carro, il piccolo carro, la nostra grande avventura: il viaggio, in viaggio. Da viandanti potrà essere il nostro compagno, nell’attesa sarà il nostro chiarore del lampione nella piazza deserta, e le ombre saranno proiezione ansiose delle sue pagine, e le righe binari all’infinito, come l’amante che non avremmo mai immaginato di possedere e di essere posseduti, insieme a lui avremo fame e sete e sonno e saremo gioiosi e disperati, e lui ci sarà fedele, l’amante, il libro, il nostro amante il nostro libro. Avremo fame di amore, e la sua fedeltà ad essere per noi tutto padre e figlio, antenato e futuro, avremo fame, e la sua fedeltà sarà “il cibo che solo è nostro” e insieme, la nostra vergogna.

Quelli di loro che saranno stati giudicati con assurdo processo, unici, antichi, vetusti, e perciò intoccabili, imprigionati dietro le sbarre delle biblioteche, imprigionati perché non escono dagli scaffali della loro cella, così che la gente non li possa vedere, toccare, amare (si può fare l’amore senza toccarsi?), e quando sono stati discriminati nel lager dell’Indice, divisi in buoni e cattivi, da leggere e no, e sono stati processati e condannati chi li aveva in casa, tutti noi uomini, buoni e cattivi, siamo stati i loro assassini.

I libri sono fatti di scrittura, la scrittura è tutto ciò che superstita l’uomo. I libri sono la fine del mondo. Il nostro mondo finirà con loro. Idealmente, materialmente. Il resto, in loro vece, sarà virtuale. Virtuoso?

I libri affollano la mia giornata, non ho più ragione di fare altro, e se faccio, e faccio, essi mi reclamano, mi chiedono pietà di essere considerati, non pretendono che io li legga, sanno che li leggo con le mani, come un cieco che comprende. Non mi chiedono il trattamento riservato agli ospiti illustri, alle persone di riguardo, sono amici, vogliono essere scombinati, scombinaci, disordinaci, posaci dovunque, dove ti piace dove vuoi, dove ti dimentichi di averci lasciato, perché è questo amore, questa mancanza di “rimembranza”, che ci fa capire che tu ami senza “pause dl cuore”, come scriveva Proust.

Oggi la fuliggine del cielo rende non vedenti. Resto sugli spalti, asta di bandiera senza bandiera, partecipo, a chi può immaginarmi, la mia stanchezza, la mia disperazione, ma la gioia di essere insieme a lui, al libro che abbraccio nelle mani, è più forte di ogni presente e di qualunque vorrà essere il mio destino. Insieme, lui e io, noi, insomma, potremmo anche chiamare il sole a dissipare l’opaco del cielo, la cecità dei sentimenti, e lui ci obbedirebbe.

Loris Jacopo Bononi

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